di Andrea B. Del Guercio
Lungo lo sviluppo storico dell’umanità ed all’interno delle comunità avanzate e dei diversi sistemi sociali, la scultura monumentale appare sistematicamente una presenza importante e significativa; appare evidente uno stretto rapporto ed una forte relazione tra la natura ed i valori del sistema sociale e la volontà-necessità di affermazione e di visualizzazione, di un’auto-rappresentazione in cui i valori estetici si configurano anche sotto l’aspetto della funzione d’uso. La necessità monumentale dell’arte sembra porsi in un rapporto di corrispondenza e di relazione con la volontà estetica e di auto-rappresentazione della collettività stessa, ed anche nelle diffuse forme di attenzione al singolo individuo – il principe, il generale, l’eroe – la natura caratterizzante dell’opera si contestualizza nella percezione e nella fruizione pubblica.
L’origine e la natura antropologica e quindi la storia generale della scultura monumentale, l’istallazione in un habitat organizzato di un segno plastico, la sua spiccata fisicità e la notevole dimensione, presentano dati e valori che si proiettano in un rapporto di stretta relazione con le origini e la storia dell’architettura e quindi con la cultura e l’organizzazione urbanistica del territorio e della città; i dati di volume e di rappresentatività appaiono territorio di ricerca e prassi espressiva dai forti risvolti comuni.
Sin dall’affermazione sullo spazio ambientale del dolmen, cioè in presenza della volontà di tracciare con evidenza e forza rappresentativa un segno-segnale sul territorio, il desiderio di imprimere un segno estetico, cioè di comunicazione visiva e con funzione psicologico-culturale, una presenza plastica che sottolinea e che puntualizza con la massa fisica e con una più frequente spinta in elevazione, appaiono dati di un percorso di crescita e di affermazione.
La storia della scultura monumentale appare la storia evidente e tangibile, anche nelle forme e nei momenti stilistici e formali dettati da arroganza e da volgarità, della storia politica e sociale; la sua presenza nell’habitat e nella cultura della città, appare sempre, positivamente e negativamente, un segno forte di riflessione, ci obbliga ad un confronto immediato, testimonia sulla nostra sensibilità a ricordare sempre.
La stagione moderna e contemporanea dell’arte hanno agito con determinazione analitica su questi principi generali ottenendo un sistema espressivo “sorretto dall’esigenza di costruire in sistema i propri mezzi espressivi e di attribuire loro una autonomia specifica, avviandosi, così, per proprio conto, verso una definizione strutturale del linguaggio, già interpretato come ‘entità essenzialmente autonoma di dipendenze interne”. Sulla base di questo processo e sul patrimonio rapidamente acquisito la qualifica di contemporaneità dell’arte permette all’esperienza estetica di “sporgere sul mondo, penetra nello spazio e in qualche modo lo modifica. (F.Menna, La linea analitica dell’arte moderna, Einaudi 1980).
In questo stesso ambito, complesso ed articolato, caratterizzato anche da momenti drammatici ed errori, ma anche da avventure entusiasmanti, ha ben fatto l’Amministrazione Comunale di di accettare i rischi di una volontà di comunicazione; l’Amministrazione si è cioè posta correttamente l’impegno di sottolineare pubblicamente, di segnare nel proprio territorio e nella quotidianità della cittadinanza, l’azione benemerita dell’Avis e quindi testimoniare su i principi etici del mutuo soccorso all’interno della società umana.
Si collocano all’interno di questi fattori ed in stretta relazione con la storia ed i caratteri metodologici della scultura contemporanea l’attività espressiva di Felice Martinelli ed il più recente lavoro titolato ‘Cosmica’, una nuova opera monumentale destinata ad inserirsi e quindi ad agire con forte impatto percettivo sul territorio urbano.
Alla base del percorso di progettazione, redazione ed installazione, si deve riconoscere quanto l’opera risulti inserita all’interno di uno stretto rapporto di continuità con un intenso lavoro di ricerca perseguito da Martinelli sulla valenza e la vitalità delle grandi opere monumentali; un percorso di sperimentazione che si è articolato a partire dalla seconda metà degli anni ’90 trovando anche una sistematica distribuzione territoriale nell’area bresciana.
A distanza di un anno da un mio reportage critico dedicato monograficamente a quella vivace attività progettuale ed alla produzione condotta nell’ultimo quinquennio, incontro questo nuovo evento plastico risolto da Martinelli attraverso un processo di elaborazione e di redazione equilibrato tra una conferma dell’impianto creativo, particolarmente dei sistemi linguistici e dei meccanismi tecnologico-simbolici maturati, ma anche caratterizzata da specifici fattori di innovazione; assistiamo infatti all’ulteriore conferma della forma circolare, quale territorio formale di ricerca, ed all’introduzione forte, con valore cioè di sottolineatura simbolica, del colore.
Quest’ultimo grande lavoro di Martinelli, dedicato all’AVIS, si pone in stretta relazione espressiva con le grandi opere del 2005 ‘Danza cosmica’ e ‘Genetic Sound’; a distanza di un anno dalla mia introduzione critica alla pubblicazione di due volumi monografici, trova conferma significativa e raggiunge nuovi valori espressivi una ricerca costantemente incentrata sullo sviluppo di forme curve, cioè attenta a quei processi di vitalità presenti nella tensione circolare.
‘Cosmica’ appare quindi il risultato di una creatività nella scultura in cui si conferma il valore strettamente linguistico-concettuale della linea rispetto al volume, con predilezione della componente progettuale dell’arte anche in rapporto all’opera monumentale, ma vi si osserva anche l’introduzione innovativa di un sistema tecnico-simbolico di sfere, attraverso le quali si rinnova e cresce la natura stessa della comunicazione.
Si tratta cioè di un fare la scultura che ha come dato costitutivo non l’azione di auto referenzialità, di separazione e di isolamento, della massa scultorea e della plasticità, ma bensì di un’azione creativa tesa ad evidenziare la ricerca delle relazioni ed a promuovere momenti di mirati di interferenza. ‘Cosmica’ appare una scultura che pur lavorando su una forte volontà di rigore, si dispone al dialogo e promuove le relazioni; nasce una scultura che predilige il sistema dei moduli e che si esalta attraverso l’intersezione e la sovrapposizione, orientata sulla centralità per poi scatenare processi di rotazione e stimolare forze di confronto.
‘Cosmica’ presenta un sistema estetico caratterizzato da una condizione ‘centrifuga’, rotante rispetto ad un punto ideale centrale ed evita i precedenti dati di alleggerimento linguistico soddisfatti dall’evoluzione, dallo sviluppo verso l’alto; la scultura riconquista la centralità della circonferenza compatta della ‘Grande Bocca’ del 1999, ma mantiene di ‘Danza cosmica’ una leggerezza interna, segue la liberazione dalla materia e quindi la presenza del volume attraverso l’utilizzo e lo sviluppo della linea, dove la barra d’acciaio disegna l’architettura delle circonferenze.
La tematizzazione dell’opera, l’ispirazione rivolta alla preziosa vitalità del sangue, la spiccata caratterizzazione cromatica del rosso, caratterizzano le scelte e fanno la spiccata qualità dell’opera; la presenza del colore, un ‘rosso traffico’ analitico, portato da Martinelli, attraverso la smaltatura dell’acciaio, sulla scultura, appare un dato specifico della scultura contemporanea; l’intervento del rosso traffico, la sua freddezza industriale ed una indiretta simbologia tecnologica, determina l’opera monumentale attraverso un processo totalizzante ed avvolgente ed, interviene nel progetto globale con la forza psicologica della sottolineatura, dell’apporto attraverso l’intensità emotiva.
. ‘Cosmica’ appare il risultato vigoroso di una creatività in movimento, il frutto forte di una progettualità che si articola all’interno di quel processo di relazioni che si pongono tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, che gioca attivamente sulle infinite forme di ‘energia’ e di ‘vitalità’ presenti nella materia.
Alla cultura sociale ed alla generosità dei donatori, Martinelli si rivolge tentando la consegna di un sistema simbolico importante, che non narra gesta né racconta eventi, ma che interferisce e si determina sulla percezione collettiva e la sensibilità personale muovendo dal proprio interno, attivando cioè ‘energia’ attraverso lo sviluppo delle linee e l’intersecazione delle circonferenze.
Nel percorso di lettura dell’opera e quindi di decifrazione dei suoi valori, si deve osservare e sottolineare la presenza lungo il groviglio vitale delle linee di circonferenza di un sistema di sfere; Martinelli ha cioè introdotto con una duplice funzione, estetico-simbolica e tecnico-strutturale, un gioco di punti-sfere in grado di determinare un’orchestrazione organica del complesso progetto.
L’inedita presenza degli snodi sferici, rispetto alle opere del recente passato, rispondono all’indispensabile funzione di un sistema di distanziatori e di raccordi tra le circonferenze di diverso diametro ma permettono anche di rispondere e sostenere lo sviluppo dei valori simbolici attraverso la cultura delle forme; le sfere agiscono all’interno dei meccanismi espressivi con valore di sottolineatura e di puntualizzazione tra le posizioni ed i movimenti propri delle cellule e dei pianeti, percorrendo idealmente le linee del sistema venoso ma anche posizionandosi all’interno dei sistemi planetari